Alla fine è andata come tutti si aspettavano, con una netta vittoria di Barack Hussein Obama, 44esimo presidente degli Stati Uniti d’America.
Non nascondo che fino all’ultimo ho sperato in un colpo di coda repubblicano..ma la speranza era flebile e non supportata da molti dati concreti. E poi gli endorsement “rilevanti” erano ormai all’ordine del giorno, da Colin Powell fino ai blog tecnologici (Tim o’Reilly in testa).
- Il discorso di Obama dopo la vittoria
- Il discorso di McCain
Ora solo un paio di riflessioni.
Non facciamo l’errore di giudicare la vittoria di Obama con occhi italiani. Il Partito Democratico americano non è come il nostro PD e Obama non è Veltroni, per loro fortuna. Immaginarsi Obama come un socialista in stile Zapatero sarebbe un clamoroso abbaglio, anche perché poi una figura del genere dovrebbe vedersela con il popolo americano!
La principale differenza tra sinistra e destra americane si esprime soprattutto a livello di politica economica, mentre c’è sempre stata convergenza di intenti tra democratici e il centro repubblicano.
Indipendentemente dall’orientamento, speriamo tutti che nonostante l’evidente inesperienza il neoeletto presidente sappia affrontare la situazione contingente, guidando l’America e il mondo fuori dalla crisi. La Squadra che si sceglierà avrà sicuramente un ruolo fondamentale in questo.
Non dimentichiamo nemmeno che se si va a scavare alle origini della crisi dei mutui subprime si può trovare molto facilmente un responsabile: la politica per incrementare il numero di proprietari di casa tra i poveri realizzata dall’amministrazione Clinton. La guerra contro la prudenza delle banche nella concessione dei mutui è stata guidata da Roberta Achtenberg, lesbica, attivista e avvocato dei diritti civili nonché lobbysta per la comunità gay di San Francisco, voluta da Bill come assistant secretary dell’ufficio per la Fair Housing and Equal Opportunity del Dipartimento per la casa e lo sviluppo urbano (Hud). E l’emissione della quasi totalità di prestiti subprime è stata emessa in quel periodo, con la conseguente diffusione dei derivati a essi collegati (“Lehman e statlismo clintoniano“, di Mauro Bottarelli).
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